benvenuti nel nostro angolo di mondo!

Io sono mamma Michela e Nicole la bimba o "mimma" come diceva lei da piccolina,ma ci sono anche papà Orso,la tataElisa,il tatoGabriele,i gatti Garfield e Susy,Sara,il cane Lucky e la cricetina Chiara...tutti assieme formiamo "la banda del cucchiaio di legno"!ci definiscono un pò "pittoreschi" e lo prendiamo come un complimento,di sicuro facciamo le cose come ci dice la nostra testa e il nostro cuore in barba alle critiche!
Trovo che la televisione sia molto educativa. Ogni volta che qualcuno l'accende, vado in un'altra stanza e leggo un libro. Groucho Marx

mercoledì 31 dicembre 2014

Sybille Kramer: Uno sguardo al passato

Siete preparati per iniziare l'homeschooling? (Io non so)

Il concetto del continuum

Di seguito un breve passaggio di una sua intervista dal blog Havingbreakfastonpluto. Con la pena nel cuore, grazie Jean Liedloff."Durante i due anni e mezzo che ho trascorso vivendo insieme agli Indiani dell'età della pietra nella giungla Sudamericana (non tutti in una volta sola ma in 5 spedizioni separate con un sacco di tempo fra di loro per riflettere), ho incominciato a capire che la natura umana non è quella che crescendo abbiamo imparato a conoscere. I bambini nella tribù Yequana non solo non avevano bisogno di tranquillità e silenzio per dormire ma dormivano serenamente quandunque fossero stanchi mentre uomini, donne o bambini "addetti" a trasportarli in braccio danzavano, correvano, camminavano, urlavano o remavano sulle loro canoe. I bambini un po' più grandi giocavano tranquillamente senza discutere o litigare e obbedivano alle persone adulte prontamente e volentieri. L'idea di punire un bambino apparentemente non ha mai sfiorato queste persone e allo stesso tempo il loro comportamento non poteva dirsi esattamente permissivo. Nessun bambino si sarebbe sognato di essere sconveniente, di interrompere o di venire aspettato da un adulto. Intorno ai quattro anni i bambini contribuivano alla forza lavoro della famiglia più di quanto costassero alle altre. I bambini portati in braccio non piangevano quasi mai e, cosa ancora più affascinante, non roteavano le braccia, scalciavano, inarcavano la schiena o flettevano mani e piedi. Sedevano calmi nelle loro fasce (si tratta di fasce portabebè un po' più rudimentali di quelle che siamo abituati a vedere ma con lo stesso utilizzo- ndt) o dormivano portati sul fianco di qualcuno sfatando il mito che i bambini devono fare esercizio. Durante i primi mesi in cui cominciavano a gattonare e a camminare non aspettavano che qualcuno andasse da loro ma al contrario erano loro ad andare dai genitori per farsi rassicurare prima di ripartire per le loro esplorazioni. Senza supervisione anche i più piccoli raramente si facevano male. E' la loro "natura umana" diversa dalla nostra? Qualcuno immagina di sì ma c'è, ovviamente, una sola specie umana. Che cosa possiamo imparare dagli Yequana? Intanto possiamo provare a capire interamente l'importanza formativa della fase del "in-braccio". Comincia alla nascita e finisce quando il bambino comincia a gattonare ed e' in grado di allontanarsi e tornare dalla persona che si prende cura di lui. Il bambino e' a contatto con un genitore o un fratello più grande 24 ore su 24. Inizialmente mi limitai ad osservare che l'esperienza di tenere i bambini in braccio aveva un effetto estremamente salutare sui bambini e questi non erano affatto "difficili" da gestire. I loro corpi erano adattabili ad ogni posizione comoda per coloro che li portavano - alcuni di loro "appendevano" i bambini alla schiena tenendoli per i polsi. Non intendo raccomandare questa posizione ma semplicemente evidenziare che cosa possa essere confortevole per il bambino. In contrasto con questo c'e' il disperato disagio dei bambini attentamente adagiati nelle loro culle o carrozzine, le coperte teneramente rimboccate e lasciati lì, rigidi, con il desiderio di avere accanto un essere vivente, un corpo, il corpo appartenente a qualcuno che "creda" al loro pianto e dia loro sollievo accogliendoli tra le braccia. Dove sta la nostra incompetenza? Fin da bambini ci viene insegnato a non credere nei nostri istinti. Ci viene detto che genitori e insegnanti ne sanno di più e che quando i nostri sentimenti cozzano con le loro idee allora le nostre sensazioni devono essere sbagliate. Condizionati nel non fidarci o non credere nei nostri sentimenti ci convinciamo facilmente a non credere al bambino i cui pianti ci chiedono "Dovresti tenermi in braccio" "Dovrei stare accanto a te" "Non lasciarmi". Invece ignoriamo i nostri stinti e ci conformiamo ai dictat dei vari "esperti" dell'infanzia. La perdita di fede nelle nostre capacità innate ci fa correre da un libro ad un altro a mano a mano che ogni consiglio fallisce. E' importante capire chi siano i veri esperti. Il secondo più grande esperto di bambini è dentro di noi così come e' dentro ogni specie vivente che per definizione DEVE sapere come prendersi cura dei propri cuccioli. Il più grande esperto di tutti è, ovviamente, il bambino "programmato" da milioni di anni di evoluzione a segnalare con suoni e gesti quando le cure che gli vengono date non vanno bene. L'evoluzione e' un processo migliorativo che ha affinato i nostri comportamenti innati con meravigliosa precisione. I segnali del bambino, la comprensione dei suoi segnali da parte di chi si prende cura di lui, l'impulso di obbedire a detti segnali - sono tutte cose che fanno parte del comportamento innato della nostra specie. L'intelletto presuntuoso si e' dimostrato mal equipaggiato nell'indovinare i bisogni naturali dei piccoli umani. La domanda e' spesso: "dovrei prendere in braccio il piccolo quando piange? O dovrei lasciarlo piangere un poco prima? O dovrei lasciarlo piangere così che capisca chi e' il boss e non diventi un piccolo "tiranno"? Nessun bambino sarebbe d'accordo con queste imposizioni. All'unanimità ci fanno chiaramente capire che non dovrebbero essere messi giù del tutto. Purtroppo siccome questa opzione non ha incontrato il consenso dell'Occidente contemporaneo e civilizzato le relazioni tra bambini e genitori sono rimaste fermamente "ostili". Il gioco consiste nel capire come far dormire il bambino nella culla, se il pianto del bambino andasse contrastato non e' stato preso in considerazione. Anche se diversi libri hanno affrontato l'argomento dell'avere i bambini nel lettone il principio di base non e' stato affrontato: agire contro la natura della specie fa si che il benessere venga inevitabilmente perso. Una volta compreso e accettato il principio di rispettare le nostre innate aspettative saremo in grado di capire precisamente quali siano queste aspettative- in altre parole, che cosa l'evoluzione ci abbia abituati a sentire. Laura Castellarin"