benvenuti nel nostro angolo di mondo!

Io sono mamma Michela e Nicole la bimba o "mimma" come diceva lei da piccolina,ma ci sono anche papà Orso,la tataElisa,il tatoGabriele,i gatti Garfield e Susy,Sara,il cane Lucky e la cricetina Chiara...tutti assieme formiamo "la banda del cucchiaio di legno"!ci definiscono un pò "pittoreschi" e lo prendiamo come un complimento,di sicuro facciamo le cose come ci dice la nostra testa e il nostro cuore in barba alle critiche!
Trovo che la televisione sia molto educativa. Ogni volta che qualcuno l'accende, vado in un'altra stanza e leggo un libro. Groucho Marx

mercoledì 3 agosto 2011

poesia riflessiva

DOVE CORRI?

Dove corri?

Risparmiati.

Hai fatto pochi passi

e ti sei già persa

l’odore della mattina,

il colore dell’aria,

il saluto di tua figlia.

Perché correre?

Là in fondo

non c’è nessuno

che ti dirà brava.

Quelli che al lavoro ti molestano

non smetteranno di farlo

solo perché arrivi trafelata.

Rallenta!

Dove corri?

Il pianeta gira

anche se tu stai ferma.

Non si ferma

se tu giri al contrario.

Anziché ignorare

le gambe doloranti,

lo spasmo sul viso,

il cuore che perde colpi,

prova ad ascoltare il tuo respiro.

Apri gli occhi

fino alle radici del cervello.

Riprendi il dialogo

con il piacere.

Ma dove corri?

Risparmiati per la volta

che dovrai soccorrere qualcuno sul serio,

quando passerai la notte

su una sedia di ospedale,

quando dovrai correre

perché una vita dipende da te

fosse anche di un uccello caduto dal nido.

Se non corri hai tempo

di salvare un cane in autostrada,

di depositare la chiocciola oltre il sentiero,

di ascoltare te stessa.

Dove corri?

Quelii che ti dicono

‘non ti si trova mai’

non si faranno mai trovare.

Quelli che cerchi

li hai già.

Risparmiati.

Il vento soffia per te,

la neve sulla mano è un dono del cielo.

Se corri, rischi di non accorgertene.

(Antonella Barina, 2010)

martedì 2 agosto 2011

Sindrome di Asperger


La Sindrome di Asperger (abbreviata in SA, o AS in inglese) è considerata un disturbo pervasivo dello sviluppo imparentata con l'autismo e comunemente considerata una forma dello spettro autistico "ad alto funzionamento". Il termine "Sindrome di Asperger" venne coniato dalla psichiatra inglese Lorna Wing in una rivista medica del 1981; lo chiamò così in onore di Hans Asperger, uno psichiatra e pediatra austriaco il cui lavoro non venne riconosciuto fino agli anni novanta.

Gli individui portatori di questa sindrome (la cui eziologia è ancora ignota) sono caratterizzati dall'avere una persistente compromissione delle interazioni sociali, schemi di comportamento ripetitivi e stereotipati, attività e interessi molto ristretti. Diversamente dall'autismo classico, non si verificano significativi ritardi nello sviluppo del linguaggio o dello sviluppo cognitivo[1].

Alcuni sintomi di questa Sindrome sono correlati ad altri disturbi, come ad esempio il disturbo dell'apprendimento non-verbale (Nonverbal learning disorder) o il disturbo schizoide di personalità. La Sindrome di Asperger non viene diagnosticata solo con le proprie caratteristiche, ma anche con una vasta gamma di condizioni di comorbidità (disturbi non dovuti alla Sindrome), come depressione, ansia, disturbo ossessivo-compulsivo[1][2](.Tratto da wikipedia)

VI CONSIGLIO VIVAMENTE LA VISIONE DEL FILM "IL MIO NOME è KHAN"

Rizvan Khan soffre sin dalla nascita di una particolare forma di autismo, la Sindrome dii Asperger che gli consente di comunicare meglio in forma scritta che orale e che gli impedisce di intuire le reazioni altrui. Cresciuto con la madre e un fratello geloso delle attenzioni che gli venivano dedicate ha sviluppato una particolare abilità nel riparare guasti meccanici. Dopo la morte della genitrice il fratello, emigrato e in carriera da tempo, gli trova un lavoro come rappresentante di prodotti cosmetici negli Stati Uniti. Qui Khan conosce Mandira Rathore, madre single di un ragazzino a cui l'uomo si affeziona e che prenderà il suo cognome. Proprio dal cognome musulmano (Mandira è Hindu) inizieranno i problemi per il ragazzino dopo l'11 settembre 2001. La tragedia è in agguato.
"Il mio cognome è Khan ma non sono un terrorista". Questa è la frase che Rizvan Khan (novello Forrest Gump concepito a Bollywood) ‘deve' dire al Presidente degli Stati Uniti dopo che il senso di colpa di essere musulmano è stato scaricato sulle sue spalle con forza. Il cinema indiano ha ormai saputo trovare in se stesso quella forza narrativa che alle latitudini italiche si vorrebbe avere ma che troppo raramente si riesce a concentrare. Riuscire a produrre e girare dei film che coniughino la spettacolarità sotto forma di grande mélo con la volontà di affrontare importanti temi della contemporaneità non è sempre impresa facile.
Karan Johar riesce a sviluppare i molteplici argomenti della diversità senza mai assumere toni predicatori e andando a toccare tutte le corde di un pubblico semplice ma non stupido. L'handicap mentale, la separazione all'interno dell'universo religioso del subcontinente asiatico, l'irrazionale caccia al musulmano scatenatasi dopo l'attentato alle Twin Towers entrano come temi forti in un film che non disdegna la scena strappalacrime così come, nella migliore delle tradizioni, la sequenza con tanto di canzone e di danza. In un film oversize come durata ma che scorre senza mai annoiare.